MEDICINA DI GENERE

immagine

In medicina, nella sperimentazione farmacologica e nella ricerca scientifica, il tema delle differenze di genere è storia recentissima. Infatti, la medicina, fin dalle sue origini, ha avuto un’impostazione androcentrica relegando gli interessi per la salute femminile ai soli aspetti specifici correlati alla riproduzione.

La medicina di genere (MdG) o, meglio, la medicina genere-specifica è definita dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) come lo studio dell’influenza delle differenze biologiche (definite dal sesso) e socio-economiche e culturali (definite dal genere) sullo stato di salute e di malattia di ogni persona. Una crescente mole di dati epidemiologici, clinici e sperimentali indica l’esistenza di differenze rilevanti nell’insorgenza, nella progressione e nelle manifestazioni cliniche delle malattie comuni a uomini e donne, nella risposta e negli eventi avversi associati ai trattamenti terapeutici, nonché negli stili di vita e nella risposta ai nutrienti. Anche l’accesso alle cure presenta rilevanti diseguaglianze legate al genere.


Contatti

Referente organizzativo gestionale: Gaia Cimolino
0376 464816 | gaia.cimolino@asst-mantova.it

Referente clinica: Marianna Rasori
marianna.rasori@asst-mantova.it

È noto che le donne si ammalano di più, consumano più farmaci e sono più soggette a reazioni avverse, oltre ad essere socialmente “svantaggiate” rispetto agli uomini. Inoltre, nei Paesi occidentali, nonostante le donne vivano più a lungo degli uomini, l’aspettativa di “vita sana” è equivalente tra i due sessi.

È stato anche ampiamente dimostrato che a livello cellulare numerosi determinanti (genetici, epigenetici, ormonali e ambientali) sono alla base delle differenze tra cellule maschili e femminili e di conseguenza, a livello mondiale, sono state date indicazioni per affrontare in modo corretto tutte le fasi dalla ricerca sperimentale. Infatti, per molto tempo negli studi clinici i soggetti arruolati sono stati prevalentemente di sesso maschile, negli studi preclinici in vitro (su linee cellulari o cellule isolate) non è stato riportato il sesso di origine dell’organismo da cui derivano le cellule e per quelli in vivo (su animali da esperimento) sono stati usati animali di sesso maschile.

Un approccio di genere nella pratica clinica consente quindi di promuovere l’appropriatezza e la personalizzazione delle cure generando un circolo virtuoso con conseguenti risparmi per il Servizio sanitario nazionale. La MdG non rappresenta una branca a sé stante dell’area medica, ma una dimensione interdisciplinare che, come tale, deve pervadere tutte le branche del sapere medico al fine di studiare l’influenza del sesso e del genere sulla fisiologia, la fisiopatologia e la patologia umana, vale a dire su come si sviluppano le patologie, quali sono i sintomi, come si fa prevenzione, diagnosi e terapia negli uomini e nelle donne.

Secondo una visione globale del concetto di salute, l’erogazione di cure appropriate presuppone la “centralità del paziente” e la “personalizzazione delle terapie” considerando, nella valutazione delle patologie e nella loro gestione, oltre al sesso biologico anche parametri quali identità di genere, età, etnia, livello culturale, confessione religiosa, orientamento sessuale, condizioni sociali ed economiche.

Già nel 1998 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) aveva preso atto delle differenze tra i due sessi e inserito la medicina di genere nell’Equity Act, a testimonianza che il principio di equità doveva essere applicato all’accesso e all’appropriatezza delle cure, considerando l’individuo nella sua specificità e come appartenente a un genere con caratteristiche definite. Undici anni dopo, nel 2009, l’OMS ha istituito un Dipartimento attento alle differenze di genere e, successivamente, ha identificato il “genere” come tema imprescindibile della programmazione sanitaria (Action plan 2014-19).

Nel 2005 è stata fondata l’International Society For Gender Medicine (IGM) con la quale collabora strettamente la Rete italiana per la medicina di genere.

Nel 2014, negli Stati Uniti, la legge Public Health Service Act ha demandato ai National Institutes Of Health (NIH) americani l’impegno a garantire, nelle sperimentazioni cliniche di farmaci e prodotti medicali, una rappresentanza paritetica tra uomini e donne.

Inoltre, il World Health Statistics 2019, con il report OMS sullo stato di salute globale, per la prima volta disaggrega i dati per sesso, evidenziando come lo stato di salute e l’accesso ai servizi sanitari sia determinato anche da differenze relative al sesso e al genere.

In Europa, nel 2007 la Commissione europea ha fondato lo European Institute Of Women’s Health (EIW) e nel 2011 l’European Institute For Gender Equality (EIGE), che contribuiscono ad affermare che il genere è un’importante variabile per capire salute e malattia. Inoltre, il programma “Europa 2020” ha posto l'attenzione all’importanza dell’uguaglianza di genere nell’ambito del progresso sociale.

In Italia si è cominciato a porre l’attenzione sulla Medicina di Genere dal 1998 per l’interessamento dei Ministeri delle Pari opportunità e della Salute con il contributo dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) e dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS).

Nel 2011 l’ISS ha attivato il reparto Malattie degenerative, invecchiamento e medicina di genere all’interno del Dipartimento del Farmaco e successivamente, nel 2017, ha istituito il Centro di riferimento per la Medicina di Genere, primo in Europa in questo ambito. Il Centro di riferimento per la Medicina di Genere, con il Centro studi nazionale su salute e medicina di genere e il Gruppo italiano salute e genere (GISeG), ha creato la Rete italiana per la medicina di genere con l’obiettivo di sviluppare la ricerca scientifica, di promuovere la formazione di medici e operatori sanitari e l’informazione della popolazione.

Questa Rete è stata presentata dal Ministero della Salute attraverso la pubblicazione di un numero dei Quaderni del Ministero della Salute intitolato “Il genere come determinante di salute. Lo sviluppo della Medicina di Genere per garantire equità e appropriatezza della cura” (n. 26 aprile 2016).

La Rete si avvale inoltre dell’attiva collaborazione della FNOMCeO (Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri), FADOI (Federazione delle associazioni dei dirigenti medici internisti), SIMG (Società italiana di medicina generale e delle cure primarie), di alcune università e società scientifiche.

Dal 2015 i soggetti costituenti la Rete hanno fondato l'Italian Journal of Gender Specific Medicine, uno strumento di fondamentale importanza nella diffusione della ricerca e della cultura di genere.

Infine, il 13 giugno 2019 il Ministero della Salute ha approvato formalmente il “Piano per l’applicazione e la diffusione della medicina di genere sul territorio nazionale” firmando il decreto attuativo relativo alla legge 3/2018 “Delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali nonché disposizioni per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del ministero della Salute”, il cui articolo 3 “Applicazione e diffusione della Medicina di Genere nel Servizio Sanitario Nazionale” richiedeva la predisposizione di «un Piano volto alla diffusione della medicina di genere mediante divulgazione, formazione e indicazione di pratiche sanitarie che nella ricerca, nella prevenzione, nella diagnosi e nella cura tengano conto delle differenze derivanti dal genere, al fine di garantire la qualità e l’appropriatezza delle prestazioni erogate dal Servizio Sanitario Nazionale in modo omogeneo sul territorio nazionale».

Il Piano è stato prodotto congiuntamente dal Ministero della Salute e dal Centro di riferimento per la medicina di genere dell’ISS con la collaborazione di:

  • un Tavolo tecnico-scientifico di esperti regionali sul tema;
  • referenti per la medicina di genere della Rete degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS), nonché dell’AIFA e dell’AGENAS.

Il Piano riporta gli obiettivi strategici, gli attori coinvolti e le azioni previste per la reale applicazione di un approccio di genere in sanità nelle quattro aree d’intervento indicate dalla legge: percorsi clinici di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione; ricerca e innovazione; formazione; comunicazione.

Il Piano segue alcuni principi generali:

  • un approccio intersettoriale tra le diverse aree mediche e le scienze umane, che tenga conto delle differenze derivanti dal genere al fine di garantire l’appropriatezza della ricerca, della prevenzione, della diagnosi e della cura;
  • promozione e sostegno della ricerca (biomedica, farmacologica e psico-sociale) basata sulle differenze di genere;
  • promozione e sostegno dell’insegnamento della medicina di genere, garantendo livelli di formazione e di aggiornamento adeguati al personale medico e sanitario;
  • promozione e sostegno dell’informazione pubblica sulla salute e sulla gestione delle malattie, in un’ottica di differenza di genere.

La legge 3/2018 al Comma 5 prevede anche l’istituzione, presso l’ISS, di un Osservatorio dedicato alla medicina di genere. Obiettivo principale dell’Osservatorio è quello di assicurare l’avvio, il mantenimento nel tempo e il monitoraggio delle azioni previste dal Piano, aggiornando nel tempo gli obiettivi in base ai risultati raggiunti per fornire al ministero della Salute i dati relativi alle azioni attuate sul territorio nazionale, da presentare annualmente alle Camere.

L’Osservatorio dedicato alla Medicina di Genere è stato istituito il 22 settembre 2020 con Decreto firmato dall’allora Sottosegretario alla Salute on. Sandra Zampa che definiva le figure istituzionali e professionali che lo compongono. I componenti dell’Osservatorio sono stati nominati con Decreto firmato dal Presidente dell’ISS Silvio Brusaferro il 26 febbraio 2021 e l’8 aprile 2021 alla riunione di insediamento dell’Osservatorio sono stati definiti gli obiettivi ed è stato presentato il regolamento interno.

All’interno dell’Osservatorio sono stati creati 6 gruppi di lavoro:

  1. percorsi clinici
  2. ricerca e innovazione
  3. formazione universitaria e aggiornamento del personale sanitario
  4. comunicazione e informazione
  5. farmacologia di genere
  6. diseguaglianze di salute legate al genere

I principali obiettivi dei Gruppi di Lavoro sono: monitorare le attività a livello centrale e regionale, individuare indicatori specifici di monitoraggio, proporre all’Osservatorio azioni di miglioramento delle attività relative alla Medicina di Genere, anche sulla base dei dati di monitoraggio.

Con l’approvazione della legge 3/2018 l’Italia è stata il primo Paese in Europa a formalizzare l’inserimento del concetto di “genere” in medicina.

Gli atti di programmazione regionale in ambito sanitario (la DGR X/1185 del 20/12/2013 "Determinazioni in Ordine alla gestione del servizio socio sanitario regionale per l’esercizio 2014” e i successivi provvedimenti che hanno fornito gli indirizzi per gestione del Sistema Sanitario e Sociosanitario lombardo), hanno riconosciuto la Medicina di genere come obiettivo strategico per la sanità pubblica.

In attuazione della DGR 1185 del 2013, che aveva previsto che le Aziende ospedaliere e le Aziende sanitarie locali dovessero “individuare almeno due aree di azioni innovative, sia dal punto di vista organizzativo che terapeutico e, all’interno di queste, considerare le manifestazioni cliniche differenti e valutare l'efficacia degli interventi diagnostici e terapeutici peculiari del genere di appartenenza”, con DGR X/1796 e X/1845 del 2014 vengono assegnati ai Direttori Generali gli obiettivi per migliorare l'appropriatezza clinica "gender oriented".

Viene recepito il Piano nazionale per l’applicazione e la diffusione della Medicina di Genere, approvato con DM 13 giugno 2019 in attuazione dell’art. 3 della Legge 3/2018, anche in funzione della relativa piena diffusione nell’ambito della rete dei servizi sanitari e sociosanitari del territorio. La UO Rete territoriale della DG Welfare, attraverso il Gruppo di Approfondimento Tecnico Scientifico, favorirà lo sviluppo dei temi declinati nel Piano per l’applicazione e la diffusione della Medicina di Genere.

DGR 2 agosto 2021, n. XI/5153

Anche con il Piano sociosanitario integrato lombardo 2019-2023 Regione Lombardia ha inteso proseguire nel percorso di riconoscimento delle differenze biologiche e socioculturali di genere, con la finalità di promuovere eguaglianza ed equità nella salute.

  • Decreto ATS Brescia 404 del 16/07/21 - Applicazione e diffusione della Medicina di Genere (in attuazione dell’art.3 co.1 Legge 3/2018). Affidamento Funzione e costituzione Tavolo Tecnico
  • D.g.r. 2 - n. XI/5153 del 2021 - Determinazioni in ordine all’attuazione del piano nazionale di applicazione e diffusione della medicina di genere di cui all’art. 3 della legge 11 gennaio 2018, n. 3
  • Legge 3/2018 “Delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali nonché disposizioni per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del Ministero della Salute” (GU Serie Generale n.25 del 31012018)
  • Quaderno del ministero della Salute intitolato “Il genere come determinante di salute. Lo sviluppo della Medicina di Genere per garantire equità e appropriatezza della cura” (n. 26 aprile 2016)