LA NOSTRA STORIA
LA STORIA DI CARLO POMA
Medico e martire per la libertà
Carlo Poma nacque il 7 dicembre 1823 a Mantova, da Leopoldo e da Anna, entrambi appartenenti a famiglie della ricca borghesia. I rapporti nella famiglia furono improntati ai più intensi sentimenti di affetto. La religione fu una componente importante dell’educazione che i genitori impartirono ai figli. Dopo gli studi liceali a Mantova, Carlo si iscrisse al corso di Medicina a Pavia. Oltre alle discipline scientifiche, coltivò la filosofia e le lettere e si dedicò allo studio delle lingue straniere antiche e moderne. Gli studi, e non solo quelli universitari, concorsero a formare in lui una mentalità razionalistica, caratteristica di una parte della classe letterata dell’epoca.
Convinto sostenitore della missione sociale del medico, Carlo fu probabilmente in contatto sin dagli anni dell’università con ambienti della democrazia risorgimentale. Non fu dunque un’infatuazione subitanea e superficiale a indurlo a promuovere insieme ad altri alla fine del 1850 l’iniziativa cospirativa che va sotto il nome di congiura di Belfiore e di cui sono ben noti l’ispirazione democratica e repubblicana e il rapporto con i coevi programmi mazziniani. Del resto, nel primo dei colloqui degli ultimi giorni con Luigi Martini egli esordisce affermando d’essere carcerato e condannato in conseguenza del «grande amore» che manifestò «alla libertà, alla uguaglianza e quindi all’indipendenza del nostro paese».
Arrestato nella notte tra il 16 e il 17 giugno 1852 e compromesso dalle deposizioni di vari imputati, Poma non esitò nei suoi costituti a proclamare fieramente le proprie idee repubblicane e il proprio amor di patria. Condannato a morte per alto tradimento, si vide confermata la pena dalla decisione di Radetzky. A confortarlo negli ultimi giorni di vita fu monsignor Martini, che ne lasciò testimonianza nel suo Confortatorio. Poma fu impiccato il 7 dicembre 1852 nella valletta di Belfiore, insieme a Enrico Tazzoli, Angelo Scarsellini, Bernardo Canal e Giovanni Zambelli. Le autorità vietarono la sepoltura in terra consacrata delle salme, le quali furono inumate sul luogo dell’esecuzione e qui rimasero fino al 1866 quando Mantova fu unita all’Italia.
di Maurizio Bertolotti, Un grande amore per la libertà, Mantova Salute, numero 26, dicembre 2015.
Nella foto Carlo Poma.
Il nome del medico ucciso dalla brama di libertà è inscindibilmente legato a quello della storia dell’ospedale di Mantova. Il 4 ottobre 1952 il Collegio Sanitario degli Istituti Ospitalieri intitola a Carlo Poma il nuovo padiglione ortopedico-traumatologico, fiore all’occhiello della struttura. Quel padiglione gettava infatti le sue radici nell’istituzione di un asilo per rachitici aperta il 30 giugno 1879 su iniziativa del filantropo Gregorio Ottoni, marito della sorella del martire Teresa. In sede di esame della delibera, però, il Comitato Provinciale di Assistenza e Beneficenza Pubblica esprime “il voto che una figura così fulgida nella storia del Risorgimento italiano avesse più vasta onoranza quale quella della intitolazione di tutto il raggruppamento Istituti Ospedalieri di Mantova”. Il Commissario Prefettizio accoglie la proposta e modifica la delibera. Il 30 dicembre 1994 verrà poi fondata l’Azienda Ospedaliera, anch’essa intitolata a Carlo Poma.
Dal testo di Elena Miglioli, tratto da BELFIORE, Olga Visentini, a cura di Monica Bianchi, edizioni Il Cartiglio Mantovano, 2016.
Leggi il testo intergale "Ma il pensier a un vulcan che non è spento". Carlo Poma, una vita spesa per la libertà della patria.
Nella foto l'Ospedale Civico, inuagurato il 28 ottobre 1928 (Archivio di Stato di Mantova, Ospedale di Mantova, versamento 2002, busta 99).