La storia dell'ospedale di Mantova
La storia dell'ospedale di Mantova

Mantova ebbe il suo primo ospedale cittadino a partire dal marzo 1472, quando fu inaugurato l'edificio, detto Ospedal Grande, che ancora oggi si erge in San Leonardo, a margine dell'attuale Piazza Virgiliana. La storia dell'ospedale iniziò nel 1449 con una bolla di Papa Nicolò V che autorizzava il marchese Ludovico Gonzaga a costruire un unico grande ospedale al servizio di tutti gli infermi poveri e bisognosi di Mantova. La costruzione andò avanti per più di 20 anni. Non è dato sapere chi abbia progettato l'edificio, ma è certo che si tratta di opera pregevolissima di architetto di formazione toscana che, con la sua pianta a crociera inscritta in un quadrato, fece da riferimento ad almeno una dozzina di ospedali simili edificati in tutta la pianura padana negli stessi anni tra i quali: Milano, Lodi, Piacenza, Cremona, Como, Novara, Vercelli e altri ancora.
L'Ospedal Grande era dotato di sei grandi corsie disposte su due piani dove svolgeva gratuitamente le funzioni di ricovero e cura per infermi poveri e di brefotrofio per allevare bambini abbandonati. Gli infermi, secondo le patologie internistiche o chirurgiche, venivano ospitati nella corsia “delle febbri” o “delle piaghe”, al pianterreno gli uomini, al primo piano le donne. Ogni stanzone conteneva da 20 a 28 letti con una capienza complessiva di 88 letti (a due piazze). Al piano delle donne era prevista anche una zona “nursery” nella quale trovavano posto otto balie con sedici lattanti. Due corsìe erano destinate ad alloggiare un centinaio di esposti (maschi e femmine separati) su non più di 40 letti. Erano previsti alcuni camerini per i matti. L'edificio conteneva anche tutti i locali di servizio (cucina, dispensa, magazzini, stalle, fienili, granaio, cantine), gli uffici per gli impiegati e i dirigenti, una cappella al centro della crociera per permettere ai ricoverati di partecipare ai riti religiosi e una attrezzata spezieria, con magazzino, laboratori e orto botanico.
L'ospedale, dotato di adeguate rendite immobiliari, svolse onorevolmente le sue funzioni fino al 1630, anno del sacco e della peste. A causa della crisi economica che ne seguì, il patrimonio subì un'ampia svalutazione e per i successivi 150 anni l'ospedale visse di stenti e dovette ridurre l'attività ricettiva a 500 ricoveri all'anno, respingendo anche più di 2.000 infermi per anno. Intorno agli anni '70-'80 del Settecento l'amministrazione austriaca ricostruì il capitale immobiliare dell'ospedale con una serie di donazioni di beni sottratti agli ordini religiosi, ma i progetti di riforma e rilancio dell'ospedale non andarono a buon fine a causa dell'occupazione francese a partire dal 1797. L'amministrazione napoleonica chiuse l'Ospedal Grande e lo trasformò prima in carcere e poi in caserma. L'ospedale, ridenominato Ospedale Civico, fu alloggiato nel complesso del convento di Sant'Orsola dove rimase fino al 1927, anno in cui fu inaugurato il nuovo Ospedale Civile a padiglioni (progettato dall'ingegner Marcovigi di Bologna) nella zona dell'ex Forte Pompilio, dove l'ospedale Carlo Poma (ingrandito e ammodernato) si trova tuttora.
Foto aerea Terraitaly - Ospedal Grande
di Gilberto Roccabianca, tratto dal periodico di Asst Mantova Salute.